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21 luglio 2002
 
Questo blog è un gioco che obbedisce a poche regole autoimposte.

Regola 1 - Nella colonna dei link non ci possono essere più di 17 (in lettere ...DICIASSETTE...) blog amici, simpatizzanti o perfetti sconosciuti.
Regola 2 - L'inserimento di nuovi link e la conseguente cancellazione di altri possono dipendere dal tempo, dall'empatia, dal parasimpatico, dalla congiuntura internazionale.
Regola 3 - Questo è un blog monotematico, testardamente di nicchia: ogni post, per quanto delirante, dovrà avere come pretesto qualcosa che riguardi l'edilizia, l'abitare, l'ambiente. Sono consentiti post riguardanti blog e bloggatori.
Regola 4 - Ogni modifica alle presenti regole dovrà essere approvata con doppia votazione da almeno 3/4 dell'autore.

Adesso devo trovare un pretesto per parlare del meeting "From global to glocial" che ho presenziato martedì 16 (i weblog sono imbattibili per tempestività), in qualità di rappresentante di me stesso. L'incontro si è svolto a Pisa nel Parco di S.Rossore, in un bel pratone bucherellato dalle tane dei conigli selvatici e circondato dai pini. Un posto splendido che gli organizzatori hanno pensato bene di addomesticare con un tendone biancoplastico e una selva di ventilatori. Un simbolo della manìa deturpante che ci opprime? un lapsus dei falsoambientalisti ? Non lo so. Di certo questo è un bel pretesto per il post e d'ora in poi vado via liscio.

Dai miei appunti audiovisivi...

Prologo
Il convegno sta per iniziare. Il tema di oggi è la pace.
I cosiddetti no-global dopo una lunga contrattazione con le autorità hanno appeso grandi striscioni di protesta tra gli alberi. Soggetti a scelta tra i tanti a disposizione.
Viavai di cariatidi petulanti e boiardi medio-piccoli del governo locale.
La barba di Alex Zanotelli, il suo zaino pieno di libri. Io sono venuto per sentire lui.
Cesare Romiti parla dei fatti suoi al cellulare, in piedi di fronte alla platea. Storce la mascellona, ogni tanto mi fissa indispettito e mi mette a disagio. Vorrei chiarire che io non c'entro nulla, qualunque cosa sia successa.

Riscaldamento
Il direttore del Corriere della Sera, che non mi ricordo mai come si chiama, fa il moderatore.
Saluti di rito del Presidente del Parco, panegirico incluso. Circola un volantino di denuncia per un progetto di edilizia residenziale (120.000 mc) e porto turistico da 500 posti-barca alla foce dell'Arno. Proprio dentro il Parco, guarda caso...
Saluti del Presidente della Regione e del Sindaco di Pisa: niente da segnalare.

Gong
Apre Giandomenico Picco, vicesegretario dell'Onu. Elogio della diversità, fondato sulla sua storia personale di "uomo di frontiera" (friulano) e sull'esperienza ventennale come mediatore nei conflitti internazionali. Non male. Peccato che fisicamente assomigli tanto al ministro Castelli.
Cesare Romiti parte duro. Nega la validità del titolo attribuito al suo intervento ("Bisogna partire dall'economia"). Bisogna partire dalla politica, invece. Le guerre devastano il Terzo Mondo nonostante il miglioramento della situazione economica: è cresciuto il numero di lavoratori che guadagnano almeno un dollaro al giorno (!).
Primi fischi dalla zona no-global, qualche slogan di dubbio gusto. Il moderatore e Massimo Cacciari invitano alla calma, Romiti gongola. Adesso può impostare tutto il discorso sui suoi oppositori. Invita i no-global a protestare contro i regimi autoritari dei Paesi in via di sviluppo (la maggioranza), piuttosto che tormentare i governi democratici occidentali.
Massimo Cacciari ascolta sornione e replica a mani basse. I regimi del Terzo Mondo sono stati tollerati, sostenuti, spesso voluti dall'Occidente stesso. Applausi.
Cacciari contesta anche l'idea di Picco: la diversità in sé non è sinonimo di tolleranza, può anzi portare facilmente al settarismo e al conflitto. L'importante è avere un'identità.
Qualcosa mi dice che se Picco avesse sottolineato l'importanza dell'identità, Cacciari avrebbe esaltato la diversità (è solo un'impressione, eh!). Cacciari la prende con filosofia, letteralmente: sterili schermaglie di pensiero, applausi come da preventivo.

Comincia la serie degli interventi brevi. Parlano il brasiliano Betto, il sindaco palestinese di Nablus, quello israeliano di Acco, il rappresentante del governo basco Josè Maria Munoa Ganuza.
Io non ho preso le cuffie e non posso sentire la traduzione simultanea. Qualcosa capisco lo stesso, ma la deontologia del blogger mi vieta di commentare. Cinque sbadigli segnalati, finora.

Tocca a Alex Zanotelli e finalmente questo piccolo uomo arruffato spintona il mondo reale dentro il tendone biancoplastico. Invidio al suo Dio un servitore così inflessibile e commovente.
La legge Bossi-Fini sull'immigrazione: "Io mi vergogno di essere italiano e cristiano".
L'esperienza di missionario: dodici anni a Korokocho, una baraccopoli costruita sopra la discarica di Nairobi. Centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini che sopravvivono (e muoiono) ai margini di una delle più ricche città africane.
I poveri che diventano sempre più poveri, l'Occidente che risucchia le risorse del pianeta e difende lo stile di vita dei suoi abitanti con lo strapotere militare e il soggiogamento economico dei popoli.
Bisogna prima di tutto cambiare il nostro stile di vita.
È la violenza che permea e sostiene il sistema di potere mondiale. La non-violenza attiva è l'unico mezzo efficace per scardinarlo.

Epilogo
L'applauso che segna la fine del discorso di Zanotelli è forte, forte, forte. Il meeting prosegue, io me ne vado. Mentre riattraverso il prato sono un po' triste.
Stanno provando a fregarti, Alex. Ti vogliono far diventare una comparsa nei loro spettacolini inutili e costosi. Un tocco pittoresco dieci minuti prima del buffet.





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